domenica 25 gennaio 2009

Cina, importante aggiornamento


Due nuovi casi umani di infezione da virus influenzale aviario H5N1 sono stati confermati dal Ministero della Sanità cinese. Si tratta del quinto e sesto caso, verificatisi a distanza di due giorni l'uno dall'altro.
Il primo caso è quello di una ragazza, residente nella capitale Urumqi, deceduta dopo due settimane dall'esordio della malattia. La donna, di trentun anni, aveva visitato varie volte un mercato di animali vivi prima di sviluppare i sintomi il 10 gennaio scorso; il decesso è stato registrato ieri (leggi qui e qui).
Il secondo caso riguarda un uomo di 29 anni residente a Guyang nella provincia del Guizhou che risulta ricoverato in condizioni critiche in ospedale, come riferisce il Centro per la Protezione della Salute di Hong Kong (leggi qui) che ha ricevuto notifica dalle autorità centrali di Pechino. L'uomo avrebbe avuto contatti con animali infetti prima dell'esordio dei sintomi, lo scorso 15 gennaio. Un altro caso umano fatale era stato registrato nella stessa provincia, meno di due settimane fa, quando un ragazzo di 16 anni era deceduto per infezione da H5N1.
Il numero dei casi umani dalla fine di dicembre ad oggi sono quindi saliti a sei, piu' di quanti se ne siano contati durante tutto il 2008 (quattro). La situazione è preoccupante poichè i casi emergono durante le migrazioni di massa della popolazione per il capodanno lunare, dove è usanza consumare carne di pollo o donare animali alla famiglia di origine; milioni di persone sono in movimento e con loro animali anche di origine non propriamente sicura. Esiste quindi il rischio di ulteriori casi nei prossimi giorni. E' anche possibile che una nuova variante virale stia circolando fra gli animali, tale da rendere la malattia inapparente - almeno nelle sue prime fasi - privando in tal modo la popolazione di un decisivo metodo empirico di valutazione del rischio. Se infatti in precedenza il pollame moriva in massa quando infettato dal virus H5N1, ora potrebbe non manifestare una simile elevata mortalità - anche grazie alle campagne di vaccinazione veterinarie messe in atto dal governo cinese. Non è noto al momento se il virus in questione abbia subito variazioni tali da renderlo capace di una maggiore efficienza nella trasmissione interumana. I casi finora emersi non hanno mostrato ovvi legami epidemiologici, cosa che rende difficile sostenere una trasmissione interumana più efficiente.

Pandemia influenzale 2009 - Aggiornamento settimana 4

Grande clamore per i tre casi (due fatali) di influenza aviaria in Cina e per i due casi in Indonesia (accertati in dicembre ma comunicati ieri all'OMS). Nelle ultime quattro settimane, ci sono stati quattro casi in Cina (di cui tre fatali): una ragazza residente a Pechino (originaria del Fujian) che aveva eviscerato delle anatre acquistate nell'Henan e deceduta all'inizio dell'anno; nessuno dei circa duemila soggetti esaminati per possibile contatto hanno mostrato segni di malattia. Il secondo caso è stato segnalato nell'Hunan, una bambina di due anni originaria dello Shanxi la cui madre era deceduta per polmonite acuta il giorno in cui la bambina ha avuto l'esordio dei sintomi; la donna e la bambina si erano recati diverse volte in un mercato di animali vivi; l'OMS non ha citato il caso della madre nè come sospetto nè come probabile, anche se gli stessi sanitari cinesi hanno avanzato la possibilità concreta che la donna sia morta per H5N1 e possa averlo trasmesso alla bambina, pur restando il caso che contaminazione ambientale e contatto con animali infetti abbia portato alla polmonite di cui ha sofferto la piccola. Ora la piccola sta riprendendo le forze in ospedale e pare abbia superato il periodo peggiore. Nessuno dei circa sessanta contatti ha sviluppato malattia e la maggior parte è stata già dispensata dal controllo quotidiano delle condizioni di salute. Il terzo caso riguarda un ragazzo dell'Hunan morto dopo aver avuto contatti con pollame infetto. Il quarto caso, una donna dello Shandong, deceduta. Nessuno di questi casi appare con ovvi legami epidemiologici. Nelle province di residenza non si registrano epizoosi di H5N1 nel pollame, cosa che fa sospettare circolazione del virus in animali asintomatici o con modesti segni di malattia (data la elevatissima copertura vaccinale del pollame cinese). E' notevole il fatto che per quasi tutti i casi umani registrati in Cina sin dall'inizio della panzoosi di H5N1 nel 2003 non sia stato possibile stabilire un nesso preciso con una fonte animale; si sono avute soltanto prove circostanziali. Non è quindi una novità il fatto che siano apparsi quattro casi in un così breve lasso di tempo senza la notifica di estese epizoosi negli allevamenti.
In India è stato registrato un nuovo focolaio epizootico in Sikkim.
E nel vicino Nepal è stato identificato il primo focolaio epizootico di H5N1 dall'inizio della panzoosi. Diverse persone, residenti nel villaggio dove è stato scoperto il focolaio, hanno sviluppato sintomi a carico delle vie respiratorie.

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sabato 17 gennaio 2009

Pandemia influenzale 2009 - Aggiornamento settimana 3

La settimana corrente vede la conferma ufficiale del primo focolaio di influenza aviaria A/H5N1 in Nepal, dove in un allevamento ai confini con lo stato indiano del Bengala sono stati ritrovato animali morti a causa dell'infezione. La notizia è stata diffusa il 16 gennaio dall'agenzia di stampa Reuters che riprendeva le dichiarazioni del ministro dell'agricoltura nepalese. Intanto in Vietnam il primo paziente affetto da H5N1 di questa stagione è quasi completamente guarito (Voice of Vietnam) e starebbe per essere dimesso dall'ospedale: si tratta di un bambino di otto anni la cui infezione è stata ricondotta al contatto con pollame infetto; una trentina di persone che avevano avuto contatti con lui hanno dimostrato di non essere infette. In Cina, dove una giovane di 19 anni è deceduta nei giorni scorsi a causa del virus contratto dopo aver eviscerato delle anatre infette, le autorità di Pechino - città dove la ragazza risiedeva ed è morta in ospedale - hanno escluso che il virus abbia contagiato altre persone; le analisi e la sorveglianza di oltre un migliaio di persone non hanno rilevato segni di infezione (Reuters). In Egitto una bambina di 21 mesi è stata ricoverata in ospedale dopo aver manifestato gravi sintomi gastrointestinali; ulteriori analisi hanno confermato l'infezione da H5N1, probabilmente dopo contatto con pollame infetto; è il secondo caso di questa stagione per il pease africano (Reuters). La paziente risiede in un governatorato non lontano dall'area metropolitana del Cairo. Il Giappone intanto è alle prese con un allarmante diffusione del ceppo influenzale umano A/H1N1 resistente al farmaco oseltamivir, largamento impiegato in terapia in quel paese da alcuni anni a questa parte (Yomiuri). Sebbene l'impiego dell'oseltamivir sia stato così esteso, nelle ultime stagioni influenzali la prevalenza di ceppi resistenti al farmaco si era attestata su valori bassissimi (meno dell'1 per cento); la scorsa stagione, tuttavia, si è cominciata a notare la crescente diffusione di una variante H1N1 con la mutazione H274Y, che conferisce al virus un elevatissimo grado di resistenza al medicinale (scelto, tra l'altro, come strumento per il contenimento della diffusione di un possibile nuovo virus influenzale con caratteristiche pandemiche. In India, gli stati orientali dell'Assam e del Bengala hanno finora distrutto almeno mezzo milione di capi di pollame a causa della diffusione del virus aviario A/H5N1 (Bloomberg). Negli Stati Uniti una casa farmaceutica ha ottenuto un finanziamento per la costruzione di un impianto per la fabbricazione di vaccini influenzali coltivati su terreni cellulari (CIDRAP), superando l'ormai antiquato metodo delle uova embrionate di pollo. I virus influenzali sono così fatti crescere in questi terreni cellulari senza necessità di creare ibridi adatti all'embrione di pollo e la produzione ne viene grandemente accelerata. In questo modo gli USA sperano di poter produrre sufficienti quantità di vaccino pandemico per immunizzare gran parte della popolazione entro sei mesi dall'isolamento del ceppo pandemico. Sempre in USA, un nuovo caso (il secondo, per questa stagione) di influenza suina è stato confermato: questa volta in un adolescente del South Dakota (CIDRAP); il precedente caso si riferiva a un ragazzino del Texas. Si pensa che il virus coinvolto sia appartenente al sottotipo A/H1, mentre in Texas era coinvolto il virus H3N2. I vaccini umani stagioni offrono protezione nei confronti dei ceppi suini A/H3N2 ma non nei confronti di quelli A/H1N1. In Europa la circolazione dei virus stagionali è in aumento, secondo l'ultimo bollettino dell'EISS, che aggiorna sui ceppi resistenti all'Oseltamivir: per l'H1N1, su 52 campioni virali sottoposti a test, 51 sono risultati resistenti al farmaco, mentre rimangono sensibili allo Zanamivir; 23 sono infine sensibili anche all'amantadina. Per i virus H3N2, tutti e 93 i campioni analizzati hanno dimostrato di essere sensibili sia all'Oseltamivir che allo Zanamivir ma resistenti all'amantadina.

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venerdì 9 gennaio 2009

Pandemia influenzale 2009 - Aggiornamento settimana 2

La settimana ha visto come eventi centrali e ampiamente coperti dalla stampa internazionale i due nuovi casi umani di infezione da virus influenzale aviario A/H5N1 in Cina e Vietnam. Secondo l'aggiornamento diffuso dall'OMS una ragazza di 19 anni ha sviluppato sintomi febbrili il 24 dicembre scorso e dopo il ricovero in ospedale è deceduta per polmonite acuta il 5 gennaio successivo; la giovane, residente a Pechino, era originaria del Fujian e aveva acquistato alcuni capi di pollame (forse anatre) in un mercato nella confinante provincia di Hebei. Dopo aver eviscerato gli animali, ne avrebbe mangiato le carni assieme ad altri familiari. Tuttavia, su una dozzina di contatti familiari, soltanto lei ha sviluppato la malattia. Analisi di laboratorio condotte sui contatti familiari non avrebbero dato esito posivito per il virus H5N1. Un centinaio di persone rimarranno in osservazione per almeno un'altra settimana. Una infermiera che era entrata in contatto con la paziente aveva sviluppato febbre per un breve periodo, senza ulteriori conseguenze. Quest'ultimo particolare è decisivo: i casi di infezione fra il personale sanitario solitamente indicano una maggiore trasmissibilità dei virus influenzali aviari, come in passato dimostrato nella prima epidemia umana di H5N1 a Hong Kong nel 1997. Tutte le agenzie di stampa hanno ripreso il caso febbrile nell'infermiera, già indicato nei primi comunicati provenienti dalla agenzia cinese Xinhua (Reuters del 6 gennaio; Bloomberg del 6 gennaio; Xinhua).
Il secondo caso umano di questa settimana riguarda una bambina di otto anni residente in Vietnam. E' il primo caso umano di influenza aviaria nell'uomo riportato dal paese asiatico da un anno a questa parte. Secondo il comunicato OMS, la bambina, entrata in contatto con animali infetti, ha sviluppato sintomi febbrili e respiratori il 27 dicembre scorso ed è entrata in ospedale il 2 gennaio con polmonite acuta. Secondo fonti ospedaliere la paziente sarebbe ormai fuori pericolo. Ulteriori particolari però sono emersi nel frattempo: la sorella maggiore di 13 anni avrebbe sviluppato sintomi gastrointestinali alcuni giorni prima e sarebbe poi stata ricoverata in ospedale il 31 dicembre, dove è poi deceduta in un paio di giorni. Un terzo bambino, vicino di casa, avrebbe sviluppato anch'egli una infezione respiratoria ma sarebbe risultato negativo ai test di laboratorio, e pare sia in via di guarigione. Dato che la ragazza è stata inumata senza che fossero condotte indagini necroscopiche, probabilmente non sarà possibile stabilire con certezza se è davvero stata infettata dal virus H5N1. I sanitari del posto, tuttavia, sospettano che si tratti appunto dell'influenza aviaria, che in un certo numero di casi esordisce con sintomi a carico del tubo digerente, senza apparente coinvolgimento delle vie respiratorie (AFP dell'8 gennaio). Si tratta quindi di un sospetto cluster di casi umani di H5N1, in attesa di ulteriori investigazioni da parte dell'OMS; difficile sapere se il virus è stato contratto dalle due ragazze da una stessa fonte animale oppure se la maggiore ha infettato la più piccola, data la discrepanza nelle date di esordio dei sintomi.
La settimana vede anche la conferma da parte delle aurorità sanitarie degli Stati Uniti che i virus influenzali umani appartenenti al sottotipo A/H1N1, finora isolati durante la sorveglianza per le epidemia stagionali, sono risultati al 99 per cento resistenti al farmaco di prima scelta per il trattamento e la profilassi dell'influenza, Oseltamivir (New York Times dell'8 gennaio; aggiornamento OMS del 6 gennaio). Durante la scorsa stagione una percentuale variabile di campioni virali H1N1 erano risultati resistenti all'Oseltamivir (fra il 2 e 60 per cento a secondo dell'area geografica, con minore incidenza in Giappone e maggiore in Norvegia, Francia, Inghilterra). I dati preliminari di quest'anno, invece, denotano una esplosione dei ceppi resistenti, arrivati fino a quasi il cento per cento anche in Giappone; bisogna tener conto tuttavia che fino a questo momento la circolazione del sottotipo H1N1 è piuttosto limitata nell'emisfero settentrionale, dove le epidemie sono sostenute per lo più dal sottotipo H3N2 e tipo B . Questi ultimi rimangono suscettibili al farmaco Oseltamivir. L'H1N1 mantiene sensibilità nei confronti dello Zanamivir e ai farmaci di seconda scelta adamantani. Tutti i link e le informazioni complete su queste ed altre notizie in ATTRAVERSO QUESTI GIORNI.

lunedì 5 gennaio 2009

Pandemia influenzale 2009 - Aggiornamento settimana 1

Nonostante il periodo festivo le notizie sull'influenza aviaria non hanno cessato di fluire dai paesi attualmente piu' colpiti dall'epizoosi dovuta al virus H5N1. Un articolo apparso su un sito canadese ha riassunto la situazione dell'anno appena terminato, con alcune interessanti dichiarazioni di alcuni degli esperti nel campo, come ad esempio Keiji Fukuda e Michael Osterholm, interrogati sull'apparente diminuita attivita epizootica e sul numero molto piu' basso di casi umani ufficialmente riportati rispetto al 2007. Gli esperti, oltre a non essere del tutto convinti di un reale indebolimento della panzoosi di H5N1, hanno puntualizzato come i virus influenzali siano per loro natura imprevedibili, e nonostante siano trascorsi dieci anni dalla prima apparizione ad Hong Kong, sul virus H5N1 rimangono aperte numerose questioni scientifiche. E' anche vero che i virus si diffondono in ''ondate'' e potrebbe darsi che la prima di queste (iniziata nel 2003) sia in fase calante, ma tutto ciò è nient'altro che supposizione. Per quanto riguarda il numero minore di casi umani, gli esperti sottolineano come sia la maggiore conoscenza da parte delle popolazioni colpite sui rischi di contatto con gli animali, sia una minore attenzione delle strutture sanitarie in paesi già gravemente deficienti di strutture avanzate e ora aggredite dalla crisi economica mondiale, possa aver giocato un ruolo in una riduzione dei casi umani di infezione da H5N1 oppure in una ridotta sensibilità da parte dei sanitari, già sommersi da altre emergenze infettivologiche e con test di laboratorio forse non aggiornati alle recenti mutazioni del virus. Intanto, Hong Kong registra un caso di infezione da virus influenzale aviario A/H9N2 in un paziente pediatrico di pochi mesi. La malattia è stata diagnosticata prima di Natale tramite analisi di laboratorio, e il paziente sembra essere oramai fuori pericolo. In passato Hong Kong aveva avuto altri casi umani di infezione da A/H9N2, un virus molto diffuso nel pollame in Cina continentale, tutti con esito favorevole. Il virus circola silenziosamente nel paese asiatico e subisce frequenti eventi di riassortimento con altri sottotipi sia aviari che umani, cosa che lo rende un ottimo candidato per lo sviluppo di un nuovo ceppo con potenziale pandemico. Un vaccino prototipo è stato già sviluppato con un lotto pilota di 40,000 dosi. L'attività epizootica continua in India, negli stati di Assam e Bengala, nonchè in Indonesia, Egitto, Bangladesh. In Germania continua l'attività epizootica dovuta al virus a bassa patogenicità A/H5N3 che affligge sempre piu' allevamenti di pollame in Sassonia e regioni limitrofe. Di questa settimana anche la pubblicazioni di due studi: uno del dr Yoshiro Kawahoka e della sua equipe sulle determinanti genetiche della patogenicità umana del virus A/H1N1 del 1918 (leggi qui l'abstract); l'altro proveniente da un gruppo norvegese che sottolinea l'importanza di una maggiore sorveglianza epidemiologica sulla diffusione del virus umano stagionale A/H1N1 resistenti al farmaco antivirale oseltamivir, poichè pare che alcuni pazienti abbiano sviluppato con maggiore frequenza rispetto a pazienti non affetti da ceppi farmaco-resistenti, complicanze in seguito all'infezione (leggi qui lo studio). Tuttavia la ridotta dimensione del campione in esame non ha dimostrato la significatività del dato.

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Sui sondaggi nei blog


I sondaggi hanno una loro utilità quando sono ben fatti, sono somministrati in modo corretto, ad un campione di persone di numerosità tale che i risultati possano essere significativamente estendibili all’intera popolazione da cui il campione proviene.
Quando invece i sondaggi sono inseriti nei blog i risultati che ne provengono sono spesso di scarsa utilità perché viziati da errori metodologici importanti. Ad esempio, non si può chiedere ai lettori di PandemItalia se sono interessati all’argomento pandemia influenzale perché è molto probabile che gli unici lettori di PandemItalia abbiano scoperto il sito per il loro interesse sull’argomento e la risposta sia viziata a priori.
I sondaggi lanciati in passato da PandemItalia sono andati pressoché deserti. In passato abbiamo chiesto in cosa avrebbe dovuto migliorare il blog; le poche risposte pervenute sono state chiare: maggiori informazioni su come proteggersi in caso di pandemia.
Poi abbiamo chiesto ai lettori non sanitari se avessero mai sentito parlare di pandemia influenzale: il risultato più interessante è che in Italia ci sono almeno sette persone, non operatori sanitari, che si interessano attivamente all’argomento pandemia influenzale… bene… fatevi avanti! Contattate PandemItalia e collaboriamo e si dimostrerebbe che anche i sondaggi più sgangherati servirebbero a qualcosa!